"IL FUTURO E' PIU' FORTE DELLA CRISI"
(le immagini in fianco al testo sono relative alla "crisi del 29" negli USA)
Così un articolo del 25 Sett. scorso su "La Stampa", di cui ho ricevuto ieri copia, con email che invita a considerarlo rara nota di ottimismo nel generale, disastroso coro di notizie negative ed allarmate su economia e finanza.
Dopo averlo letto attentamente concordo sull’apprezzabile sforzo d’indurre all'ottimismo, sopratutto come "condizione di pensiero", ma privo di concrete indicazioni di propsettive reali !Oltre ai meri, generici riferimenti a situazioni passate ed a qualche evento storico, non paragonabili io temo a quanto accade nel Mondo Occidentale, l'articolo a firma Irene Tinagli non considera nè affronta le vere cause della crisi, nè indica soluzioni concrete.
Le radici della crisi sono ben più profonde dei motivi indicati nel testo, nè la si può risolvere soltanto cambiando atteggiamenti e punti di vista.Sicuramente l'ottimismo può aiutare, ma deve infine essere concretamente motivato, non solo mera "condizione di pensiero", perchè altrimenti può trasformarsi in una pericolosa illusione !
Ed ancora oggi, dopo anni di discesa nel baratro, sento ancora qualcuno che parla di "momento”…difficile.
Non voglio fare il guastafeste, ma guardare in faccia la realtà, solamente affrontando la quale avremo forse qualche speranza di risalire la china.La mia personale visione dei fatti, diagnosi allora solo indicativa, risale a prima del pesante default, che come un lento ma inesorabile Tsunamy, ha disastrato e continua a devastare il settore del Tessile in cui per ben 35 anni avevo operato, con successo e soddisfazioni economiche che professionali, provocando la chiusura di fabbriche, inclusa quella con cui collaboravo, una delle migliori e più accreditate, e la perdita del lavoro per le migliaia di persone dedite a quell'indotto industriale. Così, senza clamore, senza grandi manifestazioni sindacali, senza che la gente costantemente edotta dai media su millanta puttanate, ne venisse sostanzialmente informata. Tutta gente altrimenti ben felice di corre ad acquistare a prezzi assai più convenienti quei prodotti d'importazione Asiatica analoghi a quelli che le nostre fabbriche, a causa di quelli fallite, non producono più !
Ciò è accaduto e continua ad accadere in diversi altri settori, coinvolgendo tutta l'economia Italiana, Europea, Occidentale.
Il vero problema con cui ci si deve confrontare è sopratutto la solita incontrollata, feroce e devastante"Globalizzazione”, per cui noi oggi dovremmo competere con i Paesi dell'Est: Cina, India, ma anche Turchia ed ex URSS, satelliti inclusi (cioè Est Europa). Se poi in futuro arriverà anche l'Africa, con tutte le sue ricchezze naturali poste al servizio di un unico Continente Unito, un altro miliardo di uomini...! Questo oggi sembra veramente impossibile..., così come un paio di generazioni fà pareva sicuramente lo fosse per tutta l'Asia !
Il vero problema non è la "Finanza", non sono i "consumi" e neppure la "Politica", nonostante i suoi nefandi effetti sull'economia reale.
Il vero problema è la reale “produzione di ricchezza" !
Ma che cos'è la vera ricchezza di una Nazione ?
Non sono le Banche e tutto il denaro che contengono.
Non sono gli immobili, privati o statali, belli o brutti, grandi o piccoli.
Non sono le Azioni, le Obbligazioni, i Titoli di Stato ecc...
Non sono i Capitali imboscati all'estero.
La base portante della ricchezza, cioè dell'economia, sono le materie prime, il lavoro (sopratutto quello manifatturiero) e le esportazioni ! Tutto il resto, i "servizi", i trasporti, le telecomunicazioni, la logistica, il commercio, l'amministrazione, la gestione pubblica, ecc...,ecc...,ecc...sono solo accessori: spesso importanti o fondamentali, ma irrilevanti se vengono a mancare le basi dell'economia: materie prime, lavoro manifatturiero, esportazioni. Basi economiche di cui l'italia è tradizionalmente carente:
Di Materie Prime siamo totalmente privi, a partire dal Petrolio! Ed abbiamo appena perso l'occasione per sopperire, almeno in parte, rilanciando una buona volta il nucleare.
Per il "Lavoro"siamo tra i Paesi della CEE numericamente meno attrezzati,con solo un terzo o poco più di popolazione "attiva" (solo un Italiano su tre lavora, gli altri sono bambini o troppo giovani, studenti ad oltranza, disoccupati in attesa, vecchi pensionati, giovani pensionati, invalidi, falsi invalidi...).Non basta, siamo anche il paese con la più alta percentuale di "lavoratori" dediti al "Pubblico Impiego", cioè uno su tre (su tre Italiani che lavorano, uno è un dipendente diretto dello Stato ed è ben noto come quel settore produca più “burocrazia” che ricchezza…).
Per le "Export Import" la nostra “Bilancia” è tradizionalmente negativa, sopratutto grazie al solito "Petrolio", che ci rovina i conti ! Ma anche quando riusciamo ad esportare, magari alla grande, come accade in settori più fortunati del "Made in Italy": Moda, Nautica da nababbi, Mobili d’elite, Vini ed Alimenti d.o.c. e d.o.p., ecc...non è tutto oro quello che lucica. Sempre più spesso capita che sono le "idee", lo "Styling", il "Design" e forse i relativi assemblaggi quelli effettivamente "Made in Italy", perchè molte materie prime o perfino tante lavorazioni sono in realtà prodotte in Paesi Terzi...Ciò che formalmente non inficia il "Made in Italy", ma sicuramente danneggia sia la bilancia dei pagamenti che le Aziende ed i Lavoratori Italiani ! D'altro canto non si può derogare dalle leggi del Mercato: esportando anche prodotti di livello bisogna confrontarsi con la concorrenza, ed alla fine anche i "prezzi" qualche importanza ce l'hanno !
Tutto ciò indurrebbe alla considerazione che nonostante questa datata situazione siamo stati capaci di esprimere un'economia complessivamente apparentemente florida.
Ma ora i nodi sono veramente giunti al pettine, non ci sono più spazi per rimandare ancora provvedimenti assolutamente irrinunciabili. Che potrebbero essere:
Inevitabile, drastico innalzamento delle età pensionabili, l'INPS suo malgrado essendo una delle prime cause del baratro in cui sprofonda il Debito Pubblico.
Tagli inesorabili alla Pubblica Amministrazione, a partire dai suoi tanti rami secchi, burocraticamente inutili o perfino deleteri.
Tagli ai tanti privilegi e previlegiati della Politica, dell'Amministrazione Statale e carrozzoni ad essi correlati. In definitiva drastici tagli a quel costosissimo ed in gran parte inutile, spesso perfino deleterio“sistema” politico statalista.
Tagli all'assistenzialismo ad oltranza, che non ha limiti ne confini di decenza, tra cui ad esempio la pensione di vecchiaia ai neocittadini extracomunitari che compiono 65 anni ma mai hanno versato una lira od un euro di contributi !
Dismissione del patrimonio pubblico inutilizzato e/o sottoutilizzato, che nulla produce ed anzi costa, in quanto a gestione, manutenzione e custodia.
Rilancio dell'economia reale, cioè quella che veramente produce ricchezza, con provvedimenti che la favoriscano in termini di sgravi fiscali, energia a costi preferenziali, sostanziali modifiche al sistema normativo e fiscale che regola le assunzioni ed il lavoro, così da aiutare sia le imprese con minori costi che i dipendenti, premiati per qualità e quantità del loro lavoro.
In buona sostanza defiscalizzazione, desindacalizzazione e deburocratizzazione generale del sistema Italia, anche ad impedire l'ulteriore fuga altrove di tante imprese, spesso le migliori!
Attenta analisi e selezione dei settori produttivi da favorire, in relazione alle reali prospettive della Bilancia dei Pagamenti, cioè del successo ai fini delle esportazioni o per ovviare all’eccesso d’importazioni.
Assunzione di concreti provvedimenti e relativi investimenti per sopperire al fabbisogno energetico (non basta risparmiare, anche se è importante), sopratutto verso quelle forme di energia ben più determinanti che non le "alternative" del solare ed eolico: il nucleare e l'idroelettrico.
Infine le cose più difficili: rimpiazzare la "Casta" dei politicanti con Tecnici e veri statisti, seri, attendibili, preparati e magari anche...onesti ! Rivedere i nostri atteggiamenti, i metri di giudizio e d'intervento, su piani altrettanto obbiettivi, spassionati, aconfessionali e magari anche...onesti !
"Ho fatto un sogno", diceva qualcuno una volta...
Questo potrebbe essere oggi il nostro, sopratutto a beneficio delle più giovani e future generazioni che nell'attuale divenire immagino altrimenti dedite all'espatrio clandestino, per sopravvivere miseramente, andando a fare i lavori più umili presso i nuovi ricchi dell'ex URSS, della Cina e dell'India...,dove sicuramente non troverebbero l’accoglienza e tolleranza che oggi l'Italia riserva agli Africani, agli est Europei, ai Cinesi, agli Indiani, ai Filippini, ai Salvadoregni e chi più ne ha...
Mi scuso per la spietata analisi, alla faccia del gratuito “ottimismo”, che in quei termini considero “pericoloso”, ma giuro che non mi ha divertito neanche un pò l'esprimerla, anzi !
L'asino che scrive.
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