sabato 29 ottobre 2011

CENTAURI A PERDERE !


Centauri a perdere.

Ogni anni in Italia muoiono, in incidenti stradali, circa 12.600 motociclisti.
1.050 al mese.
250 alla settimana.
37 al giorno.
E non fanno notizia.
E' come se ogni settimana si schiantassero al suolo due airbus, due aerei per i voli a corto raggio, ciascuno con 120 passeggeri a bordo: tutti morti !
E' come se ogni mese affondasse un traghetto per le isole con oltre 1.000 passeggeri a bordo: tutti morti !

Ma la contabilità dei morti nella cronaca nera segue notoriamente degli strani parametri, legati alle particolarità del fatto accaduto, all'atipica casualità dell'evento; tutto il resto rientra nella routine.

Marco Simoncelli, campione di motociclismo, purtroppo è morto durante una gara. Non è chiaro come sia accaduto, ma considerata la dinamica dell'incidente, sicuramente da lui provocato, il fatto più strano è che sia deceduto soltanto lui.
Una volta, 20 o 30 anni fà, morire giovani correndo in moto (ma anche in auto) era semplicemente normale. Eccezioni erano quelli che invecchiavano, fininendo la carriera ancora in vita, come Giacomo Agostini, o Manuel Fangio, grandissimi campioni eccezionalmente sopravissuti al loro destino di grandi corridori : morire giovani.

Nel 1972 a Cortina d'Ampezzo, in quanto esponente ufficiale della Gulf Oil, sponsor dell'evento, ero presente ad una importante gara motociclistica di speedway su ghiaccio ed ebbi occasione di conoscere personalmente il vincitore, un baldo giovane Svedese mio coetaneo, grande campione della specialità e vincitore incontrastato di quella gara.

Tre mesi dopo era già morto, correndo in un'altra competizione.
Ciò che era tristemente “normale”.

Poi fortunatamente le cose sono cambiate: molta più attenzione è stata impiegata nella sicurezza e nella protezione, sia dei corridori che del pubblico: nuovi materiali e tecnologie, avanzatissimi, hanno quasi annullato la maggior parte dei rischi, insieme a nuove norme che regolano attentamente i parametri che definiscono il percorso di gara ed il suo svolgimento.
Oggi per fortuna non muore quasi più nessuno e Marco Simoncelli diventa la triste eccezione !
Oggi vediamo corridori volar via, da e sulla pista, ad oltre 200 all'ora, magari anche rotolando insieme alla moto, qualche volta finire lateralmente sul prato, sulle balle di fieno o su respingenti di gomma piuma, e poi rialzarsi immediatamente, illesi o quasi.

Continuano invece ad aumentare, iperbolicamente ed al contrario, le morti dei "centauri"sulle strade normali, strade spesso da loro stessi trasformate in piste per folli gare di velocità improvvisate.
Sono gli emuli, spesso forsennati, di Marco Simoncelli e di Valentino Rossi, che il Sabato e la Domenica si scatenano su strade statali e provinciali, alla ricerca del brivido, della velocità rombante, del sorpasso in curva, del gusto di fare il pelo all'asfalto piùttosto che alle auto sorpassate a sinistra, sotto l'effetto (come minimo...) di potenti secrezioni di adrenalina.

E solo raramente trovano controlli di Polizia e Carabinieri...
Non parliamo dei Vigili Urbani, altrimenti spesso presenti ed assidui a castigarti se superi, anche di pochissimo, i limiti di velocità, spesso assurdamente imposti su rettilinei fuori dall'abitato, con l'unico palese scopo di far "cassa", a beneficio del Comune (ma spesso anche della società appaltante i sistemi di rilevamento...).

Tutto ciò posso affermare in quanto testimone diretto di questo tipo di eventi.
Abito infatti in una zona collinare a circa 300 metri dalla Statale dei Giovi, che da Voghera sale ai monti del Penice e del Brallo, itinerario tipico dei "centauri" in gara, specificamente consigliato dalle riviste specializzate e dai relativi siti internet: nei weekend percorrere questa statale è spesso un vero azzardo, un elevato rischio d'impatto con i bolidi a due ruote, che ti sfiorano leteralmente la carrozzeria dell'auto in azzardatissimi sorpassi e che spesso rischiano di entrarti dal parabrezza, con tutta la moto, provenendo dalla direzione opposta contromano, avendo invaso la tua corsia di marcia.
Tutto ciò condito dall'esaltante (per loro) rombare dei motori, ad un livello di decibel che supera abbondantemente, anche di più volte, i limiti consentiti dal codice della strada, ma che nessuno, mai, si prende la briga di controllare !


E sulla statale si moltiplicano i “mazzi di fiori”...
Posti da parenti ed amici nei luoghi dove muoiono schiantandosi, decine, centinaia di loro. La media, nel breve tratto di 20 km. tra Godiasco e Varzi, è ormai di un "mazzo di fiori" ogni 3-400 metri !
Ma pochi durano nel tempo, per cui alla fine, per averne memoria bisognerebbe controllare i registri statistici degli eventi, presso gli enti preposti. Ma a me basta chiedere alla...memoria del locale incaricato del Soccorso ACI, della cui officina meccanica sono cliente da dieci anni.

Gli episodi esemplari si sprecano e ne voglio citare due tra i tanti.

Un paio di anni fà un "centaruro" locale si schiantò su di una larga curva salendo a Varzi, un paio di km. prima: un'auto gli aveva tagliato la strada.
Ebbi a parlarne con una ragazza che lo conosceva bene, come altri costernata dall'evento. Lei contestava la mia perplessità sulla totale responsabilità dell'auto che aveva tagliato la strada: a me sembrando strano che, nel contesto di quell'ampia curva la moto non avesse potuto evitare l'impatto.
Poi, parlando più approfonditamente, la ragazza ammise che al giovane centauro deceduto piaceva molto"correre" in moto, era stato uno di quelli che partecipavano alle famigerate corse clandestine sull'autostrada Seravalle- Genova, da casello a casello e, buon ultimo, che il tachigrafo della moto, rottame derivato dall'impatto, era bloccato sui 130 all'ora !
Almeno 30 in più del consentito e dell'opportuno.
Ergo: arrivando a quella velocità su di una curva, per quanto ampia, non ai "tempo e spazio" per reagire all'ostacolo improvviso, per frenare, per correggere la traiettoria. Forse neppure per "vederlo", se non quando ci sei ormai addosso !
Nè l'auto, che in quel punto attraversava la corsie opposta per svoltare alla sua sinistra, probabilmente aveva avuto il tempo di vederlo arrivare, improvvisamente, data la velocità, quel bolide..

Il mazzo di fiori relativo è rimasto in loco, a memoria di quell'ennesimo funesto evento, sino a pochissimo tempo fà.


Una decina di anni or sono, in un caldo ed assolato Sabato d'Agosto, con mia moglie stavamo "mordezzando" i circa 400 mq. di soffitto in legno a vista della nostra nuova casa, a 300 metri dalla statale dei Giovi.
Stavano stendendo alcune mani di impregnante, arrampicati a tre, quattro, anche cinque metri di altezza, su ponteggi e trabatelli, per fortuna in ombra e rinfrascati dalla brezza della termica, che risalendo da valle attraversava anche la nuova costruzione dalle ampie aperture ancora prive di porte e finestre.
Ci teneva compagnia la musica della radio sottostante, spesso sovrastata dal rombo dei tanti bolidi che si rincorrevano sulla vicina statale.
All'improvviso sentimmo deflagrare una bomba !Al cui repentino scoppio trasalimmo ! Mia moglie chiese allarmata: “ma cosa è stato ?”
Dopo pochi secondi le risposi deciso: “Hai appena sentito il rumore della morte...”
Era come se avessi visto la scena, ricostruita in quei brevi secondi, nell'immediato ricordo dei suoni che avevo appena uditi.
E così mi fù poi confermato dalla cronaca ufficiale del fatto.
Avevo sentito chiaramente il rombo crescente di due moto in arrivo, in gara tra di loro sulle strette curve della statale, subito oltre il torrente ed il bosco che fortunatamente allontanano i rumori da casa mia.
Ad un certo punto l'esplosione improvvisa ! Poi di nuovo il rombo, ma uno solo..., l'altro non c'era più...
Era come se avessi visto la scena: i due "centauri", in gara tra di loro, corrono scendendo a valle. Ad una delle strette curve quello in testa si butta in un sorpasso e và..., l'altro dietro non vuole essere da meno e si butta anche lui, alla cieca, invadendo in curva la corsia opposta, da cui proviene un grosso camion, dentro il quale impatta frontalmente ad alta velocita...
Booooommmm !!!!
Il camionista neppure ha il tempo di vederlo, sente solo il grande scoppio ed avverte l'impatto, che rallenta appena la massa dell'autocarro.
Inutilmente arriva l’eliambulanza, l’elicottero di soccorso.
L'ambulanza poi raccolgierà, in una raggio di decine di metri, i molti pezzi martoriati del corpo del giovane "cantauro".
Il cui socio antagonista è nel frattempo fuggito...
Verrà posto un mazzo di fiori alla memoria.
Pianto e cordoglio di parenti ed amici.
La statale rimane chiusa per circa tre ore, con grande sollazzo di tutti coloro che, incolpevoli si trovavano a transitarvi.
Le forze dell'ordine stenderanno verbale a rapporto.
Molto più utile sarebbe stato, ad evitare quello ed altri mazzi di fiori, che fossero stati presenti di pattuglia a controllare, monitorare con azione deterrente, i tanti pazzi scatenati che indulgono regolarmente a mettere la propria ed altrui vita in serio pericolo.
Mazzi di fiori !


Anche per questo io evito di uscire in auto, sulla statale, durante i weekend.
Ma quando proprio devo e mi trovo, inevitabilmente sempre, ad incrociare qualche matto su due ruote, accenno a chi mi accompagna: "ecco un prossimo mazzo di fiori".
Sembrerebbe quasi che quella dei motociclisti (fabbricanti e venditori di moto inclusi...) costituisca una lobby, una della tante in Italia, potente ed organizzata,in grado di interferire...in qualche modo..., con più assidui e significativi interventi delle forze dell'ordine preposte al controllo della sicurezza del traffico.

12.600 morti all'anno, 240 alla settimana, 34 al giorno...sono in fondo
poca cosa, un accettabile tributo all'ebrezza della velocità !
Sopratutto in quanto, scollegati tra di loro, in un contesto dal divenire amorfo
non fanno notizia !

Precisazione:
chi scrive non è un vecchio bacchettone pantofolaio conservatore iperbuonista.
Da ragazzino impazzivo per qualsiasi mezzo a due ruote, ero un fanatico delle corse e passavo regolarmente, anche facendo importanti deviazioni a piedi, davanti alle grandi vetrine di un importante rivenditore di moto, in piazza della Vittoria a Genova. A 13, 14 anni il mio sogno era il ciclomotore tedesco, il "Motom", che mai mio padre, giustamente mi avrebbe acquistato.
Tutte le volte che mi riusciva rubavo le vespe dei suoi dipendenti per scorazzare sulle strade, allora fortunatamente deserte o quasi, del Lido d'Albaro a Genova, poi di Santa Marinella e Civitavecchia.
A ventidue anni fui sul punto di acquistare, con i miei primi risparmi, una potente, mitica Norton usata, trasmissione ad albero.
Ma soltanto dopo i quarantanni riuscii infine a farmi la moto: una grossa Guzzi V7, tipo California ma con telaio Lemans: 300 chili di macchina che in un attimo arrivava oltre i 150 allora, potento ambire verso i 200.
Quando la portai a casa, appena acquistata, ebbi la prima strizza: arrivando mi scappò un'impennata alla Valentino Rossi ! Dovevo ancora imparare a dosare l'acceleratore.
Un'altra la ebbi poco tempo dopo, quando mi trovai a scartare bruscamente per evitare una buca e la grossa motò ondeggiò lateralmente, impazzita...
Riuscii faticosamente a riprenderne il controllo, istintivamente accelerando.

Tutto sommato mi andò bene, perchè non ebbi a pagare la mia inesperienza di neofita. Ma il problema restava: bastava un niente di giro sulla manopola del gas e mi ritrovavo ad oltre 150 all'ora, senza accorgermene !
E con tutta quella potenza a disposizione non riuscivo sempre a resistere ad effettuare veloci sorpassi, che in auto non avrei mai azzardato.
Così dopo qualche anno, tuttavia incolume, la cambiai, acquistando una tranquillissima Guzzi Florida 350, uno scooterone travestito da romantico "custom". Potevo così andarmene in giro tranquillo, senza tentazioni, godendomi le "basse velocità" ed il sapore di relativa libertà che può dare la moto, sopratutto se saggiamente utilizzata, cioè da tranquillo turista.
Sempre tuttavia molto attento, perchè andando in moto, sia ben chiaro, bisogna sempre prestare molta più attenzione: ci sono solo "due" ruote e si è molto meno protetti dai possibili impatti !
Con il Guzzi Florida 350 abbiamo fatto, insieme a mia moglie, forse le vacanze più belle della nostra vita, in giro per la Corsica, all'avventura, percorrendo in media circa 60 - 70 km. ...al giorno, perlopiù indossando solo il costume da bagno, seduti sul telo spugna da mare posato sulle selle della moto !
Neanche i cicloturisti fanno così pochi chilometri: ogni baia era la nostra, per lunghe nuotate, relax ed escursioni, spesso parcheggiando sulle spiagge o nel centro di villaggi e cittadine che meritavano visite pedonali adeguate.

Non capirò mai quelli che “andare in moto” è fasciarsi come mummie e fare 600 km. senza mai neppure mettere un piede a terra !
Come la copia di amici ultracinquantenni che innaugurarono la Kawasaky appena comprata facendo un giretto: Como, Milano, Voghera, Passo del Penice, Bobbio, Torriglia, Chiavari, Genova, Savona, Imperia, Passo del Turchino, Asti, Alessandria, Sesto Calende, Varese, Como.
Non Stop !
Io sarei morto a metà strada.

Infine la moto l’ho venduta, causa inutilizzo: fra io e mio figlio facevano meno di 1.000 km. l’anno…Io per mancanza di tempo, mio figlio forse perché aveva scoperto, dopo 15 anni di motorini e moto, che l’auto era tanto più comoda !
Ma ora, a 70 anni suonati, se avessi più disponibilità…e non avessi un amico inseparabile, un affettuoso spinone a quattro zampe che non potrei portare con me, mi farei di nuovo la moto.
Giusto per assaporare meglio i tanti itinerari della collina e delle montagne che dal Po’ salgono sull’Appennino e poi scendono verso la Liguria, itinerari fatti in gran parte da stradine larghe due o tre metri, da percorrere nei giorni feriali, quando sono completamente deserte, facendo unicamente attenzione a cinghiali e caprioli, velocità massima 50 all’ora, percorso più lungo 100 km., ma facendo almeno 4 o 5 lunghe soste, con lunghe passeggiate per sgranchire la schiena…

La moto l’ho venduta dieci anni fa, tramite internet, ad un Napoletano che non ho mai incontrato: viste le foto ed i dati tecnici su "secondamano", chiestomi qualche chiarimento supplettivo, mi ha fatto un bonifico ed io gliel’ho spedita con corriere.
E’ finita intestata ad un’anziana signora d’Avellino, zia dell’aqcuirente, per via del costo della assicurazione, che a Napoli costa più della moto…

Del resto 12.600 morti l’anno, anche se solo in parte Napoletani, pesano anche sulle tariffe assicurative.

Ora ad incrementare le statistiche c’è anche l’atipica fine di Marco Simoncelli.
Incolpevole ispiratore, insieme al “Dottor” Rossi (Valentino) e ad altri campioni delle due ruote supermotorizzate, di tante di quelle morti, che lo vogliano o no !
Perché sono soprattutto loro gli ispiratori di tanti scalmanati che si scatenano scriteriatamente sulle strade in assurde competizioni, durante i weekend, a volte impasticcati, come minimo fortemente alterati dall’adrenalina prodotta dalle loro ghiandole surrenali, in un vortice di esaltazione-rischio-paura autodeterminata.

Sarebbe interessante verificare quanti morti e feriti ha provocato ogni volta l’imitazione del “Dottor” Rossi, quando vinta la gara si è ripetutamente impennato sulla moto, sollevando vistosamente la ruota davanti, in un’acrobatico quanto colpevole esibizionismo, che infinite volte ho visto imitare da tanti ragazzini, come minimo votati all’incidente.
Ma una tale statistica non è rilevabile.


Un ultimo annedoto prima di chiudere: nel 1973 ero ricoverato in ortopedia a Padova per sospetta ernia del disco.
Ci rimasi due settimane, weekend inclusi, constatando come a ridosso dei quali arrivassero a iosa i ricoveri dei…motociclisti, a partire da quelli del cross, che imperversavano rovinosamente sui Colli Euganei, regolare meta delle mie tranquille sgambate…disturbate unicamente dalla loro ingombrante e rumorosissima presenza

Sarà che già allora ero maligno, ma non mi dispiaceva nenache un po’ vederli arrivare con le ossa rotte, gementi per il dolore…

L’asino che scrive.








































































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