domenica 9 ottobre 2011
Essere giudizievoli...
ESSERE GIUDIZIEVOLI
Nel senso di "emettere giudizi", obbiettivamente, serenamente, senza lasciarsi condizionare da tante circostanze che possono influenzare, sia esterne che interiori, non è facile.
Fare il "Giudice", farlo bene, con tutta l'onestà, equità e senso generale di opportunità indispensabili, credo sia poi mestiere veramente difficilissimo, improbo e pesantissimo, riservato a pochissimi dotati e votati a vivere costantemente una condizione mentale e spirituale del tutto particolare, quasi ascetica, libera ed affrancata da passioni, pregiudizi, radicate istanze e convinzioni confessionali, tali da poter alterare il necessario equilibrio di valutazione...
Occorrerebbe essere in altri termini una sorta di "santo missionario", totalmente dedito alla castità di pensiero, incapace di lasciarsi condizionare da qualsivoglia fattore esterno.
Ma contemporaneamente essere e vivere "nel mondo", per poterlo cogliere, capire, correttamente ed intimamente interpretare, perchè la completa conoscenza "dei fatti" è indispensabile per valutare un caso e decidere una sentenza.
Tutto ciò è praticamente impossibile !
Nel migliore dei casi c'è forse solo qualcuno che nella realtà si avvicina, ma raramente e da lontano, a queste condizioni.
Non considerando per carità di Patria ed a salvaguardia del fegato tutta la Magistratura ormai smaccatamente dedita alla politica e/o in altri modi "sponsorizzata" e condizionata, ma unicamente guardando agli esiti dei ricorrenti processi d'interesse mediatico, sempre più alla ribalta della cronaca, il panorama è mediamente desolante, sia per le motivazioni delle sentenze che per le implicazioni d'altro genere che accompagnano il giudizio.
Implicazioni innanzitutto riferibili al potenziale emotivo della gente, alle lubriche aspettative del pubblico, alle montature che le alimentano, gonfiano ed indirizzano, esasperandole nei "media": TV, Radio, Stampa e la sempre più crescente informazione disinformazione Internet.
Per non esserne toccati i "Giudici" dovrebbero vivere isolati, per non subirne l'influenza dovrebbero essere blindati per tutta la durata del giudizio, come accade o quasi alle giurie dei processi nei film americani.
(a lato: Renzo e l'Azzeccagarbugli Manzoniano)
Noi vediamo altrimenti non pochi magistrati farsi bellamente protagonisti dell'evento mediatico, curare specificamente la propria immagine ad uso delle telecamere, vivere con sussiego ed importanza il loro momento di celebrità, rilasciare persino interviste e addirittura permettere la divulgazione di documenti riservati del processo in corso.
In alcuni casi, dopo una breve ma clamorosa carriera da Magistrati passare infine alla Politica, ma non prima di essersi assicurati una lucrosa pensione...
Tutto ciò alla faccia degli asceti e santi missionari !
Del resto costoro non sono che i degni rappresentanti di una larga maggioranza di persone, di un "pubblico" assatanato alla ricerca di emozioni, affamato di visioni sanguinolente di crimini efferrati, totalmente dedito al gossip di corna, tradimenti ed altri fatti piccanti di natura diversa.
Cioè il pubblico del gossip, che costantemente decreta il successo delle vergognose trasmissioni in TV di Maria De Filippis e di tanti altri, così come della "Casa", della "Isola", del "Grande Fratello" e chi più ne ha...
E' il pubblico che blocca le autostrade rallentando o perfino fermandosi per potersi arapare alla visione di rosse tracce di sangue sull'asfalto in occasione di incidenti, spesso così provocandone altri, a catena.
E' il pubblico che quando legge si dedica solo alla cronaca nera ed al gossip, ma pelopiù preferisce farsi agganciare dall'auditel TV, dove le immagini sono sempre più significative, più facili da seguire, dove sangue e sbrodolamenti emotivi di protagonisti e testimoni, sempre manipolati da abili intervistatori, risultano smaccatamente palesi, negli intervalli della pubblicità…: dall’efferato omicidio ai pannolini, dallo yogurt magro che sgonfia alle stragi del sabato sera, dal disastro aereo all’iPhone che fa anche il caffè !
Uno via l'altro, si susseguono ed accavallano poi i processi spettacolo,
dall'Olgiata ad Assisi, da Cogne ad Erba e ad Avetrana, divenuti meta di veri e propri pellegrinaggi di inguaribili "guardoni" ad oltranza...
Processi che hanno in comune, oltre al costante supporto del "circo mediatico", specializzato in mostri a due teste, anche le topiche di Polizia e Magistratura, che moltiplicano nel tempo i clamorosi “casi irrisolti” e purtroppo anche tanti processi e giudizi meramente indiziari, là dove le sentenze sembrano scaturire, assai più che non da un equo giudizio, dall’opportunità di dare in pasto al volgo la sua vittima sacrificale, predestinata dal comune generale sentimento, formatosi in base all’idea preconcetta che la gente ha finito con il formulare, anche in base alla solita disinformazione mediatica: “vox populi vox dei”.
Esattamente come accadeva perlopiù nell’arena del Colosseo Romano, quando l’Imperatore decretava il pollice verso in base al clamore del vulgo circense.
(a destra:immagine emblematica di "giudice azzeccagarbugli)
Ma per fortuna oggi ci sono i RIS e la Polizia Scentifica, che con le nuove teconologie disponibili riescono a risolvere molti casi altri menti insolubili !
Peccato però che il più delle volte chi è intervenuto prima di loro (ma talora anche loro stessi) abbia compromesso più o meno gravemente le possibilità di verifica oggettive, pasticciando ad oltranza sulla scena del delitto.
Emblematico è a proposito quanto accaduto anche nel caso dell’Omicidio Mredith, ennesimo processo “indiziario, quando un reperto istologico, giunse alle analisi in una boccetta non sterile, contaminata dalla precedente presenza di alcool, per cui fù erroneamente decretato il coma etilico di Meredith…
Rimanendo nell’attualità, sono persino spassose le riesumazioni di “antichi” casi rimasti insoluti, dove viene applicata la nuova tecnologia su reperti di rilevanza...archeologica.
Così nel caso della Contessa File della Torre è stata finalmente accertata.la responsabilità dell’assassino, il “maggiordomo”, pardon: il domestico Filippino.
Esito unicamente dovuto alla caparbia ostinazione del marito della vittima, che infine è riuscito a far riaprire le indagini. Peccato che per anni il principale indiziato, pressochè perseguitato da indagini e media, sia stato proprio lui, facile capro espiatorio degli investigatori che, non riuscendo a cavare un ragno dal buco, si erano concentrati su di lui, facilissimo bersaglio, come perlopiù accade.
Tutt’altra rilevanza sembra avere invece un altro caso, dove infine è stato riesumato il DNA sul regiseno della povera Simonetta Cesaroni, rianalizzato il quale è stato dopo vent’anni condannato per omicidio l’ex fidanzato.
Ma vi prego di considerare attentamente le circostanze di questa sola ed unica “prova” a supporto della sentenza: sul reggiseno c’erano ancora (dopo vent’anni!) tracce della saliva dell’allora fidanzato.
Ma che cavolo di prova è ?
Cercate d’immaginare una situazione quanto mai possibile: Simonetta ed il fidanzato nei giorni precedenti il delitto, poco o tanto hanno amoreggiato, lui le ha baciato o anche succhiato il seno (preliminare di copia piacevole e quanto mai ricorrente), dopo di che lei ha nuovamente indossato il reggiseno, impregnandolo con la saliva di lui rimastale sui suoi capezzoli…Il giorno dopo o quello ancora successivo, cioè quello del delitto lei indossa ancora quell’indumento…Perciò dopo vent’anni, grazie ai nuovi mezzi d'indagine scentifica, lui và all’ergastolo per omicidio premeditato !
Per aver sbavato sul seno di lei, come spesso capita di fare facendo all'amore !
Poi per fortuna ci sono i cellulari !
Ai quali veramente si deve la soluzione di tanti crimini: basta infatti accedere alla incredibile banca dati del gestore per sapere dove un telefonino si trovasse ed in quale data, ora e minuto, quali telefonate e/o messaggi abbia fatto o ricevuto !
Alla faccia della “privacy”, per fortuna io dico, in questi casi.
Ma purtroppo i criminali, anche i più sprovveduti, imparano presto e questa opportunità degli investigatori sta diventando sempre meno attuabile, funziona ormai solo nei delitti passionali, improvvisati, comunque non premeditati.
Se io per esempio dovessi oggi commettere un delitto precostituendomi un alibi, me ne andrei al cinema facendomi notare, lascierei nella sala, ben nascosto da qualche parte il mio cellulare silenziato ed uscirei subito indossando il travestimento che di nascosto mi sono portato. Rientrerei in sala dopo aver commesso il fatto, recuperei il mio telefonino e vedrei, imparandolo bene a memoria la trama del film, se già non la conoscessi. Il gestore del cellulare, la cassiera e l’eventuale maschera del multisala potrebbero testimoniare la mia costante presenza al cinema.
Ma “gialli” a parte resta il problema del “giudizio”, che spesso determina il destino dell’intera vita di chi lo subisce !
“Meglio un colpevole impunito che un innocente in galera” recita il Diritto Anglosassone, perciò vero erede dell’antico “Jus” Romano.
In Italia invece sembra frequentemente che sia prioritario sbattere comunque “qualcuno” in galera, magari a marcirvi per sempre o quasi, sulla mera base di indizi, praticamente senza prove.
Sullo stile più o meno della "Santa Inquisizione", della Polizia Borbonica ed altre analoghe simpatiche inveterate tradizioni, come il fascista Codice Rocco di pubblica sicurezza, di cui molti articoli ancora vigevano pochi anni fà e forse qualcuno sopravvive ancora.
Ma ci sono le eccezioni: tra cui i “poverini”, spesso delinquenti abituali, che il giorno dopo il delitto sono già a piede libero oppure ai “domiciliari”, grazie a qualche magistrato buonista politicamente corretto…
Cioè i soliti due pesi e due misure !
Così al Renzo Tramaglino Manzoniano, quando si reca dall’Azzeccagarbugli per cercare giustizia e protezione, e trova altrimenti minacce di repressione per quel suo ardire contro i potenti, istituzionalmente abilitati a delinquere impunemente.
O meglio ancora al Pinocchio di Collodi, che frodato dei suoi zecchini d’oro denuncia il torto subito ai gendarmi. Che, sospettosi, lo portano dal “Giudice”.
Il quale lo ascolta pazientemente assentendo ed infine conclude dicendo:“questo poveretto è stato derubato: portatelo dunque in galera e rinchiudetevelo per due mesi” !
In prigione Pinocchio imparerà presto come “funziona” la giustizia e sarà quindi rimesso in libertà, semplicemente dichiarando di essere lui stesso un delinquente matricolato e quindi meritevole di andarsene libero. A delinquere ancora !
(a lato: Pinocchio e il giudice per Collodi)
Quante volte mi sono sentito chiedere: “secondo te è colpevole o innocente?”, riferito
agli indagati di turno nei vari processi “mediatici” alla ribalta della cronaca: la mamma poi condannata per la morte cruenta del suo bambino in Val d’Aosta, il papà del piccolo rapito ed ucciso in quel di Parma, il fidanzato della Cesaroni piùtosto che Amanda Knox e Raffaele Sollecito e tanti altri ancora ?
E sempre io risposto:”Come posso saperlo ? Dai media, per carità ! Forniscono solo alcuni indizi e tante illazioni, perlopiù di estrapolazione emotiva!”
Ho apprezzato invece moltissimo le parole del Giudice che ha concluso la recente sentenza di assoluzione dei pretesi omicidi di Meredith. Alla domanda tendenziosa dell’intervistatore che gli chiedeva conto del dolore dei parenti della vittima ha risposto: “Mi spiace enormemente per la povera ragazza e spero che i colpevoli vengano trovati e condannati ! Ma sarebbe stato assai peggio aggiungere a quel dolore un altro: quello degli innocenti ingiustamente condannati !
E nel caso di cui trattasi a carico degli imputati non esistevano prove per poterli condannare, e solo in base a questo poteva formularsi il nostro giudizio.
Ciò non toglie che lo si potrà eventualmente ribaltare se mai dovessero concretizzarsi elementi sicuri ed inoppugnabili di colpevolezza”.
Ed il popolo di colpevolisti sbraitanti fuori dall’aula in Italia ?
Ed il popolo degli innocentisti osannanti Amanda la Santa, al suo ritorno in USA?
Popoli di coglioni entrambi, a parer mio.
Personalmente mi limito unicamente ad apprezzare che una volta tanto non ci sia stata una pesante condanna basata unicamente su indizi anch'io preferendo semmai un copevole in liberta che un innocente in galera.
Concludo formulando a tutti l’auspicio di non aver mai a che fare con la giustizia ! A me è banalmente capitato un paio di volte come testimone ed altrettante come attore di cause civili ed è sempre stata una delusione totale.
Anche quando mi hanno dato ragione…(quasi come a Pinocchio) !
L’asino che scrive.
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