domenica 27 novembre 2016

SUV Sport Utility Vehicle

Dal Cellulare al SUV 
S.U.V. Parte 1^.
Hummer, super SUV made in U.S.A. largo oltre 2 mt.
"SUV" è acronimo di Sport Utility Vehicle.
Di fatto non sarebbe altro che l'evoluzione moderna, più comoda ed assai meno "avventurosa" dei ben noti, da svariati decenni,
FUORISTRADA.
Land Rover, Jeep, Toyota sono forse i marchi storici più famosi di veicoli che hanno fatto la storia e raccontato l'avventura durante la seconda guerra mondiale, e poi a seguire, in ogni dove ci fossero piste accidentate, deserti, foreste, paludi, impervie piste montane da scalare, dall'Africa alle Americhe, dall'Asia all'Australia ! 
La Land Rover inglese

Opportunamente usate da corpi militari, esploratori, cacciatori, tecnici del territorio, guardie forestali, inviati ed operatori in zone dalla viabilità disagiata o perfino inesistente, scienziati naturalisti, archeologi ecc...
Automobili di notevole affidabilità, rigorosamente dotate di TRAZIONE INTEGRALE e di BLOCCO DIFFERENZIALE
cioè di 4 ruoti motrici, in grado di fornire il massimo avanzamento su quasi ogni tipo di terreno (roccia, sabbia, neve, ghiaccio, fango...) e della possibilità di disattivare la funzione del "differenziale", funzione che bloccandolo impedisce alla/e ruota/e di girare a vuoto quando non trovano adeguata aderenza.
Altre caratteristiche sono la notevole robustezza (e peso...) la
La mitica Jeep americana
rigidità (quindi scomodità delle seduta) delle sospensioni, quasi sempre BALESTRE a posteriori, anzichè ammortizzatori, comunque necessariamente rigide. Notevole l'altezza da terra, per poter affrontare guadi profondi talora anche un metro. Svariati ed assai demoltiplicati i rapporti di cambio, con la leva per le MARCE RIDOTTE, utili ad affrontare, generalmente a bassa  velocità, le salite più ripide, tendenti al verticale...

Assai spartani ed essenziali gli interni, assolutamente privi della stragrande parte di accessori e gadget che caratterizzano le auto moderne. La carrozzeria perlopiù ricca di...spifferi d'aria ed affatto insonorizzata.
La giapponese Toyota.

Mezzi quindi del tutto scomodi, rumorosi, lenti ed assetati di carburante, ma in grado di viaggiare in quasi tutti quei luoghi 
"avventurosi" dove è quasi sempre impossibile, sicuramente rischioso tentare di inoltrarsi con un'auto "normale".
Ma a partire dagli anni'60, in crescendo, diventarono anche in Italia veicoli alla moda, perfino STATUS SYMBOL per cui esibirsi in città, magari solo per andare a prendere l'aperitivo in San Babila, in Via Veneto od al Caffè dell'Hotel de la Poste di Cortina.
Cortina, Hotel de La Poste, ritrovo della "Jeep&Rover society"

Ricordo un assai significativo articolo pubblicato in Terza dal Corrierone, per la firma del giornalista specializzato in motori, 
ex corridore Baghetti, che titolava più o meno:
"Quelli delle Land Rover parcheggiate davanti al Caffe de la Poste di Cortina".
In cui metteva simpaticamente alla berlina gli "avventurosi" propietari di sifatti mitici fuoristrada, versati ad esibirli più che non ad usarli in ambiti totalmente antesignani ai luoghi per cui sarebbero stati utili ed adatti: appunto San Babila, Via Veneto, il centro urbano di Cortina d'Ampezzo...
Queen Elisabeth's family & Land Rover

Ma il fenomeno crebbe in modo notevole, con il crescere dell'economia nazionale, dei nuovi ricchi, dei tanti che romanticamente si identificavano nei personaggi da telefilm americani allora di gran moda, da Bonanza a Beautiful, da Dallas a Dynasty...
...improbabili J.R.

Ne ricordo diversi esemplari, visti dalle parti del 1980, in periodo natalizio sull'altipiano di Asiago, scendere dal Jeeppone Cherokee, bardati con cappello da cowboy, giaccone di montone e stivaletti istoriati, alla stregua di tanti ma assai improbabili J.R.(geiar).

Ma il top fu la presentazione, nel 1970 al salone dell'auto di Torino, della nuova, magnifica, enorme e costosissima, mitica
RANGE ROVER ! 
Range Rover: la nuova era del fuoristrada !
Era veramente notevole, come potei casualmente verificare di persona, trovandomi a Torino per lavoro e dedicando la sera un paio d'ore a visitarne il Salone, la prima ed unica volta.
Per quei tempi, e per molti anni poi a venire, rappresentò il top assoluto del fuoristrada superdotato ed affidabile, moderno, comodo ed elegante...probabilmente il primo vero SUV della storia dell'auto !
Altro momento notevolissimo lo determinò poi l'avvento di Mitsubishi, con l'altrettanto mitico PAJERO, la risposta giapponese agli inglesi della Rover.
Mitsubishi Pajero 2.5TD

Pajero era (ed è) un'importante, validissimo "vero"fuori strada, ma con caratteristiche di abitabilità, comfort ed immagine già parametrabili al concetto di SUV, e fu assai apprezzato da una larghissima utenza, che per quanto economicamente dotata, non era in grado di permettersi una Range Rover. Inoltre Pajero offriva anche l'opportunità di una versione assai più compatta, meno ingombrante, il Pajero "corto", più facile da parcheggiare nei sempre più affollati, usuali siti...
San Babila, Via Veneto, Cortina centro...
L'incremento di fuoristrada, alcuni già tendenti al SUV, si allargò così alla produzione di diverse case automobilistiche: Mercedes, Suzuki, Subaru, Nissan, ecc..., ampliandosi ed aggiornandosi comunque anche le produzioni delle antesignane Toyota, Jeep, Rover. E l'Italia ? Dire Italia significa dire FIAT, grande
Fiat Campagnola
fabbrica europea, ma di mentalità spiccatamente "torinese", nel senso di conservatrice, "prudente", scarsamente propensa a seguire i pur notevoli refoli di novità che spesso hanno caratterizzato la "domanda" del mercato auto, anche in Italia.

Fiat, mentre tutto ciò accadeva, continuò pacatamente a proporre in listino la sua vecchia "CAMPAGNOLA", fuoristrada già avviata (in pochi esemplari) negli anni'30 alla conquista militare del nord Africa, per la gloria dell'Impero Fascista ! Da allora assai poco ammodernata, se pur tecnicamente migliorata e rivista. Un'auto per pochi affezionati conservatori, cacciatori, campagnoli che forse in quanto tali si identificavano nel nome della Jeep italiana.
La Jeep U.S.A. sinonimo di fuoristrada.

Il mio primo contatto con un fuoristrada fu proprio con una jeep originale dell'esercito americano, su cui mi fece salire un amico di mio padre, che nel 1946 faceva da interprete agli americani, in giro per Genova, nell'immediato dopoguerra (avevo 5 anni).
Poi un lunghissimo balzo di 35 anni, quando accompagnai un amico ad innaugurare il suo nuovissimo, fiammante Pajero Corto. L'itinerario avventurosamente selezionato era il valico del Passo di San Marco, un'antica via della seta tra la Val Brambana di San Pellegrino e la Valtellina di Morbegno, circa 2.000 mt. di altitudine. La scelta conseguiva l'indicazione avuta dal mio amico circa l'amenità del sito ed il fatto che alcuni chilometri del passo, al suo apice, non erano asfaltati.
Il Passo S.Marco, tra Valtellina e Val Brembana.

La gita fu simpatica per i luoghi ma non travolgente,  se non per la fatica che provò la mia ancor giovane schiena, ad assorbire tutti gli urti del viaggiare svariate ore su di un mezzo dotato di balestre rigide anzichè assai più comodi ammortizzatori !
Al rientro comunicai all'amico la mia decisione di evitare in futuro ogni altro coinvolgimento, se non in un raggio di pochissimi chilometri !
Poco oltre rimasi tuttavia incastrato in una gita sciistica in Svizzera, in quel di Splugen, subito oltre il San Bernardino, dove ci recammo con il blasonato fuoristrada Mercedes di suo cognato.
Altro viaggio allucinante a bordo di un mezzo scomodissimo,
Mercedes fuoristrada 4WD
rumoroso e pieno di spifferi, rigido da far rimpiangere il Pajero !

Altro mio giuramento che mai più mi ci avrebbero coinvolto !
Ma poi lo stesso cognato dell'amico si fece il Range Rover...e con quello mi sentii di affrontare un'altra spedizione sciistica, stavolta in Val Ferret, sotto il Monte Bianco, poco oltre Courmayeur.
In effetti fu un tutt'altro viaggiare, assai più confortevole, ma reso assai lungo se pur ameno dal personaggio (il cognato), che ci coinvolse nel traino e spostamento di motoslitte.
Quando poi si fermò in autostrada a fare rifornimento, dopo aver strombazzato al precedente avventore che tardava a liberare le pompe, riuscì lui stesso ad impegnarle per ben 20 minuti, avendo dimenticato a casa le chiavi del serbatoio (!?!) ed inventandosi li per li un grimaldello per soluzionare l'apertura del tappo.
Giunti finalmente a destinazione, essendo neofita dello sci di fondo, riuscì a spendere una cifra pari ad almeno 7 volte il costo della mia attrezzatura (per altro ottima e super collaudata) ! Appena inforcati i nuovissimi sci, stretti e supersciolinati, da "professionista", resosi conto di non riuscire benchè minimamente a gestirli (ogni due pasi finiva gambe all'aria) incominciò a smadonnare come un dannato ed a buttar via la costosissima, infame attrezzatura.
Sci di fondo in val Ferret

Io a quel punto salutai lui ed il mio amico e me ne partii da solo.
Mi raggiunsero un paio d'ore più tardi, al rifugio di fondo valle, il mio amico arrivando con gli sci, suo cognato con la motoslitta (anche con quella aveva dovuto bestemmiare per farla partire)!
Ma quella è un'altra storia, se pure divertente ricordo.

Tornando ai SUV, sopratutto ai vecchi fuoristrada, bisogna considerare anche il capitolo "MOTORI".
Tutti a "benzina", e bevevano peggio che le spugne ! Rarissime eccezioni prevedevani il Diesel, motori solidi ma di vecchissima concezione: estremamente rumorosi, lenti e puzzolenti !
A parte Mercedes, che su alcune berline montava l'antico 190D,
c'era sopratutto il PERKINS inglese, destinato alle Land Rover ed in minima parte utilizzato anche da Pegeaut per la sua 404.
Il Perkins rendeva pochi cavalli, tanto rumore, abbondanti fumi tossici e pochi chilometri con un litro ! Assai più tuttavia che non i motori a benzina.
Vecchio Perkins Diesel

Ma per arrivare in San Babila, in via Veneto o all'Hotel de la Poste di Cortina si consumava comunque poco, tutto stava a vedere da dove si era partiti.
Ma qualcuno in realtà si spingeva anche oltre, magari non proprio a fare il Cammel Trophy, ma ad attraversare le impervie e non asfaltate carrareccie dell'interno, in Corsica e/o in Sardegna. Come fece verso la metà degli anni'80 l'amico del Pajero, passato dal "corto" al "lungo", in compagnia del solito cognato. In tutta onestà ebbe poi a raccontarmi un divertente episodio: giunti nel bel mezzo di un guado fangoso il mitico Pajero 4WD (4 ruote motrici), marce ridotte e dispositivo blocca diferenziale, restò ignomignosamente impantanato !
Impantanati

Non ci fu verso di toglierlo di la, finchè a salvarli dalla voragine che stavano scavando nel fango, a furia di girarci le ruote dentro, non arrivò un indigeno con la sua vecchia e modestissima Fiat Campagnola: gli buttò una cima e li trainò fuori ! 
Dalla serie "ma questa non la raccontiamo a nessuno".
Analogo episodio nello spassosissimo film di Sordi "Riusciranno i nostri eroi...", quando a bordo della mitica land rover, testè decantata dall'Albertone quale "Regina del deserto" rimangono inchiodati nella savana e quindi rimorchiati da una copia di bufali domestici indigeni.
La Niva 1.600 benzina Gpl

Altro modesto attrezzo fuoristrada che merita di essere menzionato era (ed è ancora) la russa Lada Niva, 1.600 a benzina, 8-9 km con un litro, estremamente spartana, ma robusta ed attrezzata da vero "fuoristrada", marce con le ridotte, non sincronizzate...Assolutamente la meno costosa del settore.

Una sorta di suplizio il viaggiarci sopra...

Nel 1982 arrivò la nuova  piccola "jeep": SUZUKI SAMURAJ, 4WD, anch'essa spartana ed essenziale, capote in tela, marce con le ridotte e blocco diferenziale. I giapponesi ne vendettero una caterva in tutto il mondo, Italia inclusa (inclusa mia sorella, che non riuscì di farne a meno contro il parere del marito e che subì più di un furto per quanto su quella trasportava, essendo estremamente facile portarselo via). Aveva solo un piccolo difetto: tendeva abbastanza facilmente al ribaltamento...! Ci furono svariati morti e feriti, e negli USA una class action di utenti riuscì a recuperare svariati milioni di dollari in
Suzuki Samuraj
risarcimento. L'auto venne quindi modificata, ovviando ai difetti che ne favorivano la perniciosa particolarità. Dopo 35 anni è ancora abbondantemente diffusa con il nome di Jmny, assai migliorata come comfort, dotazioni e sicurezza, nelle zone di campagna, in collina e sui monti, offrendo un ottimale rapporto tra prezzo, qualità e prestazioni.


Ma il primo vero cambiamento dei fuori strada tendenti al SUV, utile a promuoverne la diffusione, fu l'avvento dei 
NUOVI MOTORI DIESEL.
Il primo vero Diesel moderno di serie lo propose Opel, sui modelli Record, all'inizio degli anni'70. Silenzioso quasi quanto un benzina, economo nei consumi, dotato di elasticità e ripresa, sbaragliò il mercato delle auto destinate alle "rotte commerciali" di viaggiatori, tassisti, rappresentanti. 
Opel GT, primatista mondiale di velocità per motori diesel (oltre 220 kmh)

Montato sulla sportivissima Opel GT registrò incredibili ricord mondiali di velocità (sui 220 all'ora) ed accellerazione, quando le più veloci auto diesel di serie faticavano a superare i 130 kmh.
Dovendo fare molti chilometri in auto per lavoro, anch'io acquistai nel 1977 un'ottima Opel Record, affidabile e confortevole. Che tuttavia già cambiai nel 1979 quando arrivò la mitica VOLVO 240 S.W., con il primo 6 cilindri moderno della storia ! Capace di sviluppare ben 90 CV (oggi vien da ridere...), lanciata in autostrada poteva quasi avvicinare i 150 kmh. !
Volvo 240 SW 6 cilindri Diesel 1979

Per opportunità d'ordine fiscale ne cambiai ben 3, di Volvo 240, una ogni 3-4 anni, finchè nel 1988 azzardai l'acquisto della prima Volvo Turbo Diesel, sempre 6 cilindri e Station Wagoon, con ben 120 CV di potenza, in grado lanciata di superare quasi i 190 !
Preceduta da Saab, la prima auto con motore Turbo di serie, la 740 TD spopolò nel settore delle SW "familiari" e "commerciali", nonchè delle auto poi definite "utility car".
Dico azzardai perchè c'era allora molta perplessità, in generale, sull'effettiva durata dei "TURBO", che sottoponevano le parti meccaniche essenziali del motore a pressioni e temperature elevatissime !
Volvo 740 TD SW

Ma la realtà sbarazzò il campo da preoccupazioni di sorta: io stesso arrivai a percorrere oltre 160mila km no problem con la mia 740, prima di cambiarla al quarto anno, per le solite opportunità di tipo fiscale.
Ed ecco che, a partire dagli anni '80, con il diffondersi delle nuove motorizzazioni Diesel e Turbo Diesel, anche i "furistrada" ebbero nuove opportunità ed ampi spazi di miglioramento prestazionale.
Ovviamente a quel punto, non avendo molto senso installare motori così potenti, elastici e silenziosi su auto destinate a viaggiare prevalentemente a bassa velocità, su carrareccie campagnole e/o montane, mutarono sostanzialmente anche le altre caratteristiche di quei veicoli 4WD (a 4 ruote motrici), che divennero progressivamente più comodi, raffinati, silenziosi ed anche ricchi di tutta una serie di dotazioni...Utili a maggior ragione a far sfoggio di se nell'usuale, tipico ambito di...San Babila, via Veneto e la piazzetta dell'Hotel de la Poste di Cortina!
FU' COSI' CHE NACQUE IL NUOVO CONCETTO DI"SUV".

Fine della 1^ Parte.
Nella prossima parte inizia il racconto della nuova diatribata moda: "mi faccio il SUV" !

L'asino che scrive.
 

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