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Taj Mahal Palace |
FARE L'INDIANO *
Storia di Maro' ed altre storie.
Storie brevi riconducibili
alla cronica, esasperante lentezza ed alla costituzionale difficolta' decisionale tipica degli Indiani dell'India.
E' incredibile che i tempi della loro"Giustizia"
siano perfino peggiori di quelli della "Giustizia" Italiana !
Le
loro lentezze decisionali spesso invece corrispondono alla loro tipica,
innata "furbizia", nel prender tempo..., nello stancare,
talora sino all'esasperazione, che da loro attende una risposta !
Atteggiamento, modo di fare, strategia che proverbialmente
si definisce "FARE GLI INDIANI".
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I marò italiani, accusati di "pirateria"! |
Nel caso dei Maro' Italiani la strategia sicuramente
e'funzionale alla gestione del problema in relazione agli aspetti di politica
interna che esso implica, che si dilata nella tipica debolezza che in genere
caratterizza i governi di quel Paese, tradizionalmente fragili ed incapaci di
gestire le opposizioni, seppure minoritarie o perfino marginali.
Cio' che e' anche retaggio dalla storica
contrapposizione tra Indu'e Mussulmani.
Ed e'in tale contesto veramente sorprendente come sia potuta
nascere e prosperare in India una delle piu' grandi realta'industriali al
mondo, la Tata fabbrica di automobili (ma non solo) !
Tanto di cappello quindi al sig. Tata, che sicuramente deve
possedere,oltre a quelle tipiche di un grande manager, anche
capacita' di eccezionale rilevanza "politica" ed un carisma di
massimo livello.
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Pikup Tata, vendutissimo anche in Italia |
Ma la vicenda dei Maro' Italiani, vergognosamente trascinata in
un interminabie limbo di incertezza, e' sicuramente anche buon merito della
scarsissima determinazione, della pochezza dei governi italiani che avrebbero
dovuto gestirla con ben altro piglio, utilizzando "attributi" che
palesemente non gli appartengono !
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Terzi, ministro senza atttributi |
Ma a proposito di Indiani che "fanno gli indiani" alcuni anni fa' mi capito'di verificare un esperienza di
lavoro che ci aveva a che fare, con gli indiani.
La fabbrica tessile con cui collaboravo si trovo' ad
affrontare un lungo, pesante periodo di crisi, sostanzialmente conseguente gli
effetti di quella globalizzazione che in definitiva continua ad essere di fatto
la prima causa della recessione economica che investe tutto l'Occidente,
l"Europa e l'Italia in particolare. Recessione che nel corso degli ultimi
7 - 8 anni ha provocato la chiusura definitiva della maggior parte delle
Fabbriche nel settore Tessile, sopratutto quello dedicato all'Arredamento:
fallimenti, licenziamenti di massa, crollo verticale di un mondo tipico della
media e piccola Industria, che aveva per decenni rappresentato risorsa e vanto
dell'Economia Italiana.
Ma allora, attorno al 2005-2006, speravamo ancora di
salvarci e per farlo avevamo necessariamente realizzato che fosse innanzitutto
necessario "delocalizzare", cioe' trasferire all'estero almeno una
parte della produzione, quella relativa ai prodotti piu' economici e meno
sofisticati, quelli piu' facili da fabbricare. Puntammo allora su India e
Turchia, paesi in cui quel tipo di cultura industriale era gia' presente ed
avanzato, ma dove i costi di produzione erano svariate volte inferiori a quelli
italiani.
In effetti molte aziende, anche molto importanti e di ogni
settore manifatturiero, gia' avevano "delocalizzato" con successo e
continuano a farlo ad oltranza, inevitabilmente, obbedendo ad una drastica ma
inalienabile logica di sopravivenza. Lo ha fatto la Fiat, solo per citare un
nome, lo
fara' probabilmente anche Elettrolux, con buona o cattiva
pace di Sindacati e lavoratori, che non vogliono assolutamente capire, non gli
entra in testa, che "fare impresa" non e'come giocare alle manfrine
della politica, che "risolve" sempre tutto tassando i cittadini e sta percio'
mandando in rovina totale l'Italia !
Fare Impresa significa piu' che altro
produrre "Utili", quei maledetti, famigerati utili, tipici del
"Kapitalismo" reazionario, che servono per pagare i lavoratori, le
loro quote ai sindacati ( e quindi gli stipendi dei Sindacalisti, signora
Camusso inclusa).
Buon ultimo servono a pagare una marea di tasse, contributi, balzelli
ecc..ecc...ecc... che non ha uguali in alcun altra nazione al mondo !
Se poi
resta qualcosa, ed oggi e' sempre meno probabile, serve anche ad ingrassare
quei maledetti schiavisti approfittatori dei padroni, a ricompensarli almeno di
tutti i rischi che corrono nel "fare impresa".
Ma, chiedo scusa per la divagazione, tuttavia significativa,
noi allora tentammo di accordarci con Turchi e/o Indiani per delocalizzare.
I Cinesi li escludemmo a priori per tanti motivi: scarsa
affidabilita', lontananza culturale, linguistica, politica...E poi con Turchi
ed Indiani avevamo gia' dei contatti, dei rapporti di affari piu' o meno
avviati e verificati, in quanto acquistavamo da loro alcuni prodotti base,
dagli Indiani piu' che altro la "Seta" che e' loro tipica
prerogativa.
Alla fine puntammo sopratutto sugli Indiani, che ci
sembravano piu' seri ed attendibili, ma anche meno a rischio di divenire nostri
diretti concorrenti, cio' che invece sapevamo già stavano facendo i Turchi:
acquisito il nostro know how subito partivano a vendere in diretta prodotti identici
ai nostri, direttamente offrendoli ai nostri clienti a prezzi stracciatissimi !
Andammo quindi piu' volte in India per verificare e
perfezionare le possibilita' di una joint venture, ipotizzando un reciproco
scambio di quote azionarie, per cui noi avremmo partecipato alla proprieta'
della struttura Indiana come quella avrebbe partecipato alla nostra.
Tutto OK, le cose parevano procedere al meglio seppure scandite
dalla...lentezza tipica degli Indiani, i cui ritmi sapevamo essere fortemente
condizionati per mentalita', cultura, religione al lento scorrere della
"ruota della vita".
Ma infine incontrammo anche un ostacolo fondamentale, che fu' che quello
che infine ci indusse a desistere: la loro spiccata propensione a "fare gli
indiani", cioe' a schivare, evitare, tergiversare, tacitamente scantonare
ogni cosa fosse loro poco chiara, sgradita, difficile o semplicemente non
concordabile.
Gli Indiani difficilmente ti ricusano apertamente, non ti
dicono mai di no in faccia, assai difficilmente ti affrontano in
contradditorio...Semplicemente non ti rispondono, scantonano, si negano...E
cio' e' tanto piu' vero se non sono innanzitutto d'accordo tra loro stessi.
Cio' che probabilmente sta accadendo anche a proposito dei Marò Italiani.
Cosi'finimmo con il rassegnarci a non farne nulla.
Ci riprovammo allora con i Turchi, ma con scarsa convinzione,
anche perche' nel frattempo la situazione era assai peggiorata, le nostre
risorse finanziarie erano praticamente esaurite e, last but not least, i Turchi
avevano ormai invaso direttamente il nostro mercato.
Finimmo quindi con il chiudere definitivamente ed assai
tristemente, dopo un ultimo' estremo e patetico tentativo di fusione con altra
fabbrica del settore, per cui anziche' unire le forze (ormai inesistenti) unimmo le..debolezze !
A casa infine rimasero, senza lavoro, svariate decine di
lavoratori, la maggior parte dei quali aveva manifestato timore e contrarieta' nei confronti dei tentativi di
delocalizzare, che se andati a buon fine avrebbero probabilmente invece salvato
la maggior parte di loro !
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Quattro dei dieci piccoli indiani... |
Speriamo vivamente che qualcosa di simile non capiti anche
ai Maro' Italiani, prima di essere naturalizzati in India dalle lungaggini ed
incertezze dei locali, definitivamente abbandonati di fatto dalla cronica incapacita'
dei politici Italiani, i cui "attributi"si esprimono solo in
sterili, vergognose diatribe parlamentari e nel procacciarsi ingenti prerogative,
appannaggi, stpendi, rimborsi, prebende e spesso indebitamente peculando sui
fondi in dotazione per spese istituzionali.
Ma questo è forse solo un altro modo, tutto italiano di...
FARE GLI INDIANI !
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Bollywood |
* "Fare l'indiano" :
L'espressione indica l'atteggiamento di chi, per proprio comodo, finge di non sentire quello
che gli viene detto, o di non capire, non sapere o non interessarsi a qualcosa.
Espressioni con significato sostanzialmente equivalente sono per esempio fare
lo gnorri o fare il nesci (nel senso di non capire) e fare
orecchie da mercante (nel senso di non capire o non sentire).